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MICHONS MARIGOT,
designerS

October, 30th 2020

ENG

Michons Marigot is the designer behind her Toronto based, namesake label. MICHONS MARIGOT is a ready to wear women’s collection that is textile-centric and function focused. Governed by the axiom of Narrative, Passion + Ecclecticism - an appreciation for colour, pattern, texture (both visual and tactile) -  are paramount in the visual presentation of the label. Michons is interested in creating and exploring the binaries of seemingly opposing elements: Nudes vs. Uniforms, Flora vs. Industry, Masculinity vs. Femininity, Nature vs. Artificiality are just a few of her constant sources of creative ideation. Exclusive print designs in tandem with statement pieces of natural, deadstock, or repurposed materials harmoniously create a wardrobe for the confident woman. She looks to the world around her and the past to forge ahead in the creation of a new world. Michons ascribes to the Slow Fashion ideology.


ITA

Michons Marigot è la designer dell’omonimo brand di Toronto. MICHONS MARIGOT è un brand femminile ready to wear che si focalizza su tessuti e funzionalità, governato dall'assioma di Narrativa, Passione ed Eclettismo, in cui colore, pattern e texture hanno un ruolo fondamentale. MICHONS MARIGOT esplora elementi apparentemente opposti: nudità e uniforme, natura e industria, mascolinità e femminilità sono alcune delle sue costanti fonti di ispirazione. Stampe esclusive e pezzi unici realizzati con materiali naturali, materiali di scarto o materiali riadattati creano un guardaroba armonioso per una donna sicura di sé. Con lo sguardo rivolto al passato e al mondo circostante, MICHONS MARIGOT vuole creare il suo mondo nuovo, abbracciando anche l’ideologia Slow Fashion.

http://michonsmarigot.com

 

ENG

LZ: You lived in Prato for over one year, how has it been working from the heart of the textile district for a fashion designer?

MM: My time in Prato was a milestone in my career and formative in really carving out what it was that I wanted to do through design and how I wanted to function as a designer. I had always approached my work as an extension of my thoughts, interests and personal practices, but a mix of circumstances put into sharp focus that whatever I was going to do, it would be small, sustainable and honest.

Prato is a city that although superficially seems like a small town, has a lot of depth. The dichotomy of the city being the epicenter of Pronto Moda in turn with being nestled in a valley in Toscana, a province of Italy built on a reputation of artisanal practice and the finest craftsmanship. On one corner you could find a small  weaving studio for example, and within walking distance, a stockhouse overflowing with ugly and amazing deadstock fabrics. It presented an opportunity for the creation of a unique product and more so a creative environment that can easily foster a successful slow fashion collection.

Another important factor in my time in Prato was having to work within extreme economic constraints. I was with very little disposable income and had used my savings to move to Italy and sustain myself there. However, I did not see this as a problem, but instead an opportunity to make less pieces, but take more care in the process and create more meaningful work. Finally-and serendipitously-I met Tessa and got to know Lottozero, an amazing studio that welcomed me and gave me a place to go and learn about the city and what was happening culturally in and around textiles both in town and far more reaching onto a global scale.

Prato was a city experiencing a renaissance after they had faced hardship in the preceding decades and a renewed interest from young people to invest into the city with their many creative projects, spaces and endeavors were breathing new life back into a city that was almost burnt out; among these, Microlottozero, the store of independent designers curated by Lottozero, where I set up my temporary atelier and created a capsule collection of unique pieces inspired by La Specola in Florence, one of the most inspiring and special places for me.

I grew as a designer during my year in Prato and as like every experience, it helped me better formulate what would come after and inform how I would proceed with my collection. I would keep it small, slow and clean.


IT

LZ: Hai vissuto a Prato per più di un anno, com’è stato lavorare dal cuore del distretto tessile per una designer di moda?

MM: Il mio periodo a Prato è stato una pietra miliare nella mia carriera e formativo nel capire davvero quello che volevo fare come designer e attraverso il design. Ho sempre affrontato il mio lavoro come un'estensione dei miei pensieri, dei miei interessi e delle mie pratiche personali e a Prato ho realizzato che qualsiasi progetto avrei intrapreso, sarebbe stata piccolo, sostenibile e onesto.

Prato è una città che superficialmente appare piccola, ma in realtà ha molta profondità. La città è interessata da una forte dicotomia: da una parte epicentro del Pronto Moda e dall’altra una provincia italiana riconosciuta per la pratica artigianale e di alto artigianato. In un angolo, ad esempio, si può trovare un piccolo studio di tessitura e, a pochi passi, un magazzino traboccante di vecchie e sorprendenti stoffe di dead-stock. A Prato ho trovato un ambiente creativo che mi ha agevolato nella creazione di un prodotto slow-fashion di successo e un prodootto unico.

Un altro fattore importante del mio tempo a Prato è stato quello di dover lavorare in condizioni economiche molto ristrette, non avevo grandi entrate e avevo usato tutti i miei risparmi per trasferirmi in Italia e mantenermi lì. Ho preso questa condizione come un’opportunità per fare meno pezzi, riponendo più attenzione al processo e creare un lavoro ancora più significativo. Infine , quando ho conosciuto Tessa e Lottozero, ho avuto modo di entrare in contatto con questo studio straordinario che mi ha accolto, offrendomi un posto per conoscere quello che stava accadendo creativamente e culturalmente nel tessile, sia in città che su scala globale.

Prato era una città che stava vivendo una rinascita dopo aver affrontato le difficoltà dei decenni precedenti e un rinnovato interesse da parte dei giovani a investire nella città con i numerosi progetti creativi, nuovi spazi ed energie che stavano ridando vita alla città, tra cui anche Microlottozero, il negozio di designer indipendenti curato da Lottozero, dove ho allestito il mio atelier temporaneo e creato una capsule collection di pezzi unici ispirati a La Specola a Firenze, uno dei luoghi per me più stimolanti e speciali.

Durante il mio anno a Prato sono cresciuta molto come designer e, come ogni esperienza, mi ha aiutato a delineare i passi successivi e a capire come procedere con la mia attività di designer: piccola lenta e onesta.

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LZ: Your collections are characterized by a strong combination of colors, patterns and textures. What inspires your style and what value has textile in your design practice?

MM: The MICHONS MARIGOT collection is governed by the axiom of Narrative, Passion + Eclecticism. An appreciation for colour, pattern, texture-both visual and tactile are paramount in every collection. Textiles and materials are foremost and the most enjoyable part of my design practice is taking disparate elements and combining them in a way that is unexpected, exciting, but ultimately palatable and wearable. Balance is important to me: because I do so enjoy vibrant colour, bold prints and many textures, often mixed together, I try to temper that by keeping the garment silhouettes simple, clean and mildly basic.

I think narrative is critical in my collection planning because the story that I am trying to tell guides me and keeps me focused on presenting a unified body of work. The story has been from a song, a book I read and the characters from it, an art movement, a museum visit, or an old family photo album. I believe the only work worth pursuing is work one truly believes in. In that, I only make a collection that I feel compelled to. It needs to exist, or it will not.


IT

LZ: Le tue collezioni sono caratterizzate da una forte combinazione di colori, motivi e texture. Cosa ispira il tuo stile e quale valore ha il tessile nella tua pratica di design?

MM: La collezione MICHONS MARIGOT è governata dall'assioma di Narrativa, Passione e Eclettismo. L'apprezzamento per il colore, i pattern, le texture - sia da un punto visivo che tattile - è fondamentale in ogni collezione. Tessuti e materiali sono la parte più importante e più divertente del mio processo creativo:  prendere elementi disparati e combinarli in modo inaspettato, eccitante, ma sempre gradevole e indossabile. L'equilibrio è importante per me: poiché mi piacciono molto i colori vivaci, le stampe audaci e le texture, spesso mescolate insieme, cerco di “attenuare” questo mix forte mantenendo le silhouette dei capi semplici, pulite e leggermente basiche.

Penso che la narrazione sia fondamentale nello sviluppo della mia collezione, la storia che racconto mi guida e mi mantiene concentrata sulla presentazione di un lavoro omogeneo. Queste storie sono in genere ispirate a una canzone, un libro che ho letto e i suoi personaggi, un movimento artistico, una visita al museo o un vecchio album di famiglia.

A proposito di passione: credo che l'unico lavoro che valga la pena di portare avanti sia quello in cui si crede veramente. Per questo nel mio lavoro mi dedico solo alle collezioni che mi sembrano essenziali per me.

 

ENG

LZ: As part of your commitment to sustainable fashion, you decided to produce made to order. Which are the advantages and disadvantages of this method of producing? How is the response from the public?

MM: My decision to produce made to order was equally from a position of pragmatism as it was moral decision. Making clothing to order and from natural, repurposed or deadstock material is a way to minimize waste, conserve human, financial and natural resources and also create a luxury product. Exclusivity implies luxury, as does time devoted to a specially made piece.

To be frank, the decision to make clothes at this juncture is somewhat selfish, as there is an oversaturation in the market and a need to revolutionize and overhaul the industry all together. Fortunately, the world is starting, slowly, to wake up and people are becoming morally invested in their purchases and thoughtful about what they choose to consume.

I want to believe that I am a part of this change and when a client invests in a made to order piece, they too are becoming part of this so needed change and get to feel really special and beautiful while also helping reform an industry that is causing a lot of harm and ugliness without the need to.


IT

LZ: Il tuo impegno verso una moda più sostenibile si riflette anche nella tua decisione di produrre on demand. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questo metodo di produzione? Com'è la risposta del pubblico?

MM: La mia decisione di produrre su ordinazione è stata dettata sia da ragioni “pratiche” che di principio. Realizzare capi di abbigliamento su ordinazione e con materiali naturali, riadattati o di scarto è un modo per ridurre al minimo gli sprechi, conservare le risorse umane, finanziarie e naturali e allo stesso tempo creare un prodotto di lusso, esclusivo e a cui è dedicato molto tempo per la realizzazione.

Ad essere sinceri, la decisione di fare vestiti in quest’epoca è in qualche modo egoista, il mercato è saturo e c’è una grande necessità di rivoluzionare e revisionare l'industria della moda nel suo complesso. Fortunatamente, il mondo sta iniziando lentamente a prendere consapevolezza di questo e le persone stanno sempre più optando per acquisti responsabili, riflettendo su quello che scelgono di consumare.

Mi piace pensarmi parte attiva di questo cambiamento e così i miei clienti: quando investono su un capo su ordinazione, diventano anche loro parte di questo cambiamento, oltre a sentirsi speciali contribuiscono a riformare un'industria che sta causando danni irreparabili.

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