GRAZIELLA GUIDOTTI,
DESIGNER AND ARTIST
December, 2024
ENG
Graziella Guidotti (born in Castell’Azzara, Grosseto, 1936) is a designer, artist and historian of textile culture, renowned for her work in recovering and classifying antique and traditional textiles and handcrafted fabrics in Italy. As a textile designer, Graziella has developed collections for the industry and prototypes for craftsmanship, collaborating with prestigious companies in the furniture and fashion sectors.
Graziella held the chair of Textile Art at the State Institute of Art in Florence, teaching in the Textile Art section, and also taught Textile Design at the Faculty of Architecture, Polimoda and the Italian Academy of Art Fashion and Design in Florence. Several of her weaving techniques and operational procedures are protected by copyright, a testament to her innovative contributions to the field.
ITA
Graziella Guidotti (Castell’Azzara, Grosseto, 1936) è una designer, artista e storica della cultura tessile, che ha lavorato al recupero e alla classificazione dei tessuti popolari e dei manufatti tessili in Italia. Come designer tessile ha sviluppato collezioni per l’industria e prototipi per l’artigianato, lavorando per numerose aziende prestigiose, nel campo dell’arredamento e dell’abbigliamento.
È stata titolare della cattedra di Arte tessile presso l’Istituto Statale d’Arte di Firenze, nella sezione Arte del tessuto, nonché docente di progettazione dei tessuti presso la Facoltà di Architettura, presso il Polimoda e l'Accademia Italiana di Arte Moda e Design di Firenze.
Ha protetto con diritti d’autore intrecci e procedimenti operativi di sua invenzione, testimonianza del suo apporto innovativo al settore tessile.
ENG
LZ: What is weaving? What words should be used to tell those approaching it for the first time?
GG: Weaving is an important educational subject because it implies constant control of the work, helps to organise rationally the set of data required by the operational process and teaches the correct sequence of operations. It is also an important activity from an educational point of view, as it is a traditional technique brought up to date by incessant discoveries and research into the materials and applications used. Tradition tells us that it originated from the mind of Athena, the goddess of wisdom. This tells us that it is an activity - a profession - that requires not only knowledge, manual skills, imagination and taste, but also much reasoning.
Some scholars propose that the operations of spinning, warping, and weaving are mathematical-geometric concepts (such as orthogonality, parallelism, direction, and so on) that may have prompted man to consider possible applications to natural and social phenomena while also contributing to the development of his intellectual abilities.
Although textile practice is very logical and rational (the current use of binary computer language is due to a technician of the jacquard loom), it allows the use of the most diverse materials and yarn colours as if they were those of a palette. In this way, each fabric can take on a different appearance and value and each weaver can express, with the utmost freedom and pleasure, his or her personal taste, inventiveness and creativity.
IT
LZ: Cos’è la tessitura? Con quali parole raccontarla a chi se ne avvicina per la prima volta?
GG: La tessitura è un’importante materia educativa perché implica un controllo costante del lavoro, aiuta a organizzare in modo razionale l’insieme dei dati richiesti dal processo operativo e insegna a predisporre una corretta successione delle operazioni.
È un’attività importante anche dal punto di vista formativo, essendo una tecnica tradizionale resa attuale dalle incessanti scoperte e ricerche sui materiali e le applicazioni utilizzate.
La tradizione racconta che è nata dalla mente di Atena, la dea della sapienza. Questo ci dice che è un’attività - un mestiere - che richiede non solo conoscenze, capacità manuali, fantasia e gusto, ma anche molto ragionamento.
Qualche studioso avanza l’ipotesi che le operazioni di filatura, binatura, orditura e tessitura siano concetti matematico-geometrici (come l’ortogonalità, il parallelismo, la direzione, etc) che possono aver fatto riflettere l’uomo sulle possibili applicazioni a fenomeni del mondo naturale e sociale e, nello stesso tempo, abbiano contribuito a svilupparne le capacità intellettive.
Nonostante la pratica tessile sia molto logica e razionale (l’attuale uso del linguaggio binario del computer si deve ad un tecnico del telaio jacquard) permette l’impiego dei materiali più diversi e dei colori dei filati come fossero quelli di una tavolozza. In tal modo ogni tessuto può assume aspetto e valori differenti e ogni tessitore può esprimere, con la massima libertà e piacere, il proprio gusto, la propria inventiva e creatività personale.
ENG
LZ: You've spent your entire life studying, practicing, and teaching weaving. How did your passion in textiles develop, and what were the most pivotal moments in your creative and professional careers?
GG: Even I do not know exactly how my interest in the world of textiles came about, but it must be remembered that I was born in a small mountain village before the start of the Second World War and my education benefited from the teaching I received in what we now call ‘the peasant civilisation’, capable of involving even the youngest children in every activity. The first fortunate stage of my work, in addition to the fundamental experiences of childhood, was the encounter, in the State Art Institutes of Siena and Florence (which I attended until I graduated with a degree in Textile Art), with teachers who appreciated my great dedication to study and my desire to delve into every subject. That is why, in Florence, they wanted me as their colleague.
Outside the school walls I had another great teacher, Sergio Cammilli, who in the second half of the 1950s was founding Poltronova, a company whose name already made its programme manifest. From the very first meeting he explained to me that he expected from me, exclusively, ideas for furnishing fabrics of Italian taste. Fabrics that, while bearing in mind the ‘new fashion’ that was spreading at that time, coming in particular from the United States of America and Northern European countries, would immediately show that they were designed and produced in Italy. He gave me precise indications on the shops to visit and the magazines to read so that I could adequately document myself. Thus began a long collaboration that lasted until Poltronova was sold. The research I did for Poltronova reminded me of all the ‘textile experiences’ I had had as a child (sowing, harvesting, spinning and weaving hemp, shearing a tuft of wool from the rump of a sheep to then wash it, spin it and knit it) and introduced me to the cultural richness of a world, the textile world, which is the result of research, experience and inventions that go back thousands of years.
The knowledge and complete mastery of the entire process, both ideational and operational, of the fabrics that we now call popular, and in particular of ‘country’ fabrics, later proved to be an inexhaustible source of inspiration and support for my work as a teacher, designer, fiber artist.
The work on the craft loom, made of wood, in which I designed at the same time as the industrial, automatic one, made me realise that from the point of view of textile weaving the knowledge required is the same, except for taking into account the characteristics and production capacities of the looms. Very different, on the other hand, is the knowledge involved in updating the aesthetic and functional aspects (fibres, finishing, treatments, hand, etc.) which must always precede or at least be aligned with those of the possible buyers of an industrial production.
IT
LZ: Hai dedicato la tua vita allo studio, alla pratica e all’insegnamento della tessitura.
Come è nato il tuo interesse per il mondo tessile e quali sono state le tappe più importanti del tuo percorso creativo e professionale?
GG: Neanche io so con esattezza come sia nato il mio interesse per il mondo del tessile, ma bisogna pensare che sono nata in un paesino di montagna prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale e la mia formazione ha goduto dell’insegnamento ricevuto in quella che oggi chiamiamo ‘la civiltà contadina’, capace di coinvolgere anche i più piccoli in ogni attività.
La prima tappa fortunata del mio lavoro, oltre alle fondamentali esperienze dell’età infantile, è stato l’incontro, negli Istituti Statali d’Arte di Siena e di Firenze (che ho frequentato fino al diploma di Magistero in Arte tessile), con insegnanti che hanno apprezzato la mia grande dedizione allo studio e la mia voglia di approfondire ogni argomento. Per questo, a Firenze, mi vollero come loro collega. Fuori dalle mura scolastiche ho avuto un altro grande insegnante, Sergio Cammilli che proprio nella seconda metà degli anni Cinquanta stava fondando la Poltronova, un’azienda che già nel nome rendeva manifesto il suo programma. Fin dal primo incontro mi spiegò che da me si aspettava, in esclusiva, idee per tessuti d’arredamento di gusto italiano. Tessuti che pur tenendo presente la “nuova moda” che si andava diffondendo in quel periodo, proveniente in particolare dagli Stati Uniti d’America e dai paesi del Nord Europa, manifestassero con immediatezza di essere ideati e prodotti in Italia. Mi dette indicazioni precise sui negozi da visitare e sulle riviste da leggere perché potessi adeguatamente documentarmi. Iniziò quindi una lunga collaborazione durata fino alla cessione della Poltronova. La ricerca che feci per Poltronova mi richiamò alla mente tutte le “esperienze tessili” fatte da bambina (seminare, raccogliere, filare e tessere la canapa, tosare un ciuffo di lana dalla groppa di una pecora per poi lavarla, filarla e lavorarla ai ferri) e mi fece conoscere la ricchezza culturale di un mondo, quello tessile, frutto di ricerche, esperienze e invenzioni millenarie.
La conoscenza e completa padronanza di tutto il processo sia ideativo che operativo dei tessuti che oggi chiamiamo popolari, e in particolare di quelli “paesani”, si è rivelata in seguito un’inesauribile fonte di ispirazione e supporto per la mia attività di insegnante, designer, fiber artist.
Il lavoro al telaio artigianale, di legno, nel quale progettavo in contemporanea a quello industriale, automatico, mi ha fatto capire che dal punto di vista dell’intreccio tessile le conoscenze richieste sono uguali, salvo tener conto delle caratteristiche e capacità produttive dei telai. Molto diverse sono invece le conoscenze che si riferiscono all’aggiornamento per quanto riguarda gli aspetti estetici e funzionali (fibre, rifinizione, trattamenti, mano, ecc.) che devono sempre precedere o quanto meno essere allineate a quelle dei possibili acquirenti di una produzione industriale.
ENG
LZ: La Dama del Verziere is a one-of-a-kind work in your textile creation; it is the only time you have delved into a narrative dimension, depicting the story of a 13th-century French chivalric poetry in a sequence of 24 brocade fabrics that you developed over a ten-year period. What inspired you to chose this literary topic, and how did you translate it into the language of weaving?
GG: The desire to illustrate the history of the Castellana di Vergì was born from the emotion I felt when reading, and then hearing again, the sound of many words commonly used by the elders of my village on Mount Amiata and by the storytellers who performed in the piazza on feast days. The verb -ire in place of the verb ‘to go’ was commonly used, menosselo for ‘he carried it’ and also vidde from the verb ‘to see’, pulsella, etc...This language moved me so much that I then wanted to delve deeper into the story, reading the translation of the manuscript in the Biblioteca Riccardiana and going to see the pictorial transposition, frescoed in the mid 14th century, on the walls of the most beautiful room in the Museum of Palazzo Davanzati. Here the scene, narrated in a verziere (orchard) articulated by a large portico with castles, trees, flowers, fruit and birds, suggested to me that I could tell that same story through textile means, replacing human figures with birds.
I selected the verses (the novel is composed of 948 verses and it would take more than a lifetime to illustrate them all) that I thought suitable to be represented within long and narrow panels, i.e. the size allowed by the frame. The inevitable cutting of the images that resulted was effective because it allows the imagination to complete the shapes, making the composition more engaging and interesting.
I used yarns that evoked an almost unreal world, in fact all the images are flat, a bit like in oriental painting, Japanese in particular.
I have woven with the technique that art historians call silk brocade, gold, silver and polychrome wefts, and that artisans call spolinato, when cotton and wool yarns are used.The definition spolinato derives from the alternating use of a bobbin that forms (normally plain weave) the actual fabric and of many small bobbins (spolini), one for each different yarn with the characteristics of yarn count, lustre and colour suited to best bring out the expected figuration.
This is the textile technique closest to embroidery, which requires long working times, but allows the surface to be embellished with many colours and has been sought after and appreciated over the centuries by the wealthiest social classes.
IT
LZ: La Dama del Verziere costituisce un unicum nella tua produzione tessile, l’unico lavoro in cui ti sei cimentata con una dimensione narrativa, scegliendo di raffigurare la storia di un poema cavalleresco francese del XIII secolo, attraverso una serie di 24 tessuti broccati, che hai realizzato nell’arco di 10 anni. Cosa ti ha portato a scegliere proprio questo soggetto letterario e come lo hai tradotto nel linguaggio della tessitura?
GG: Il desiderio di illustrare la storia della Castellana di Vergì è nata dall’emozione che ho provato nel leggere, e quindi risentire, il suono di tante parole usate comunemente dagli anziani del mio paese sul Monte Amiata e dai cantastorie che si esibivano nella piazza nei giorni di festa. Il verbo -ire al posto del verbo andare era comunemente usato, menosselo per ‘se lo portò’ e inoltre vidde dal verbo vedere, pulsella, ecc…
Questo linguaggio mi ha talmente emozionata che ho poi voluto approfondire la storia, leggendo la traduzione del manoscritto che si trova nella Biblioteca Riccardiana e andando a rivedere la trasposizione pittorica, affrescata a metà del 1300, sulle pareti della più bella sala del Museo di Palazzo Davanzati. Qui la scena, raccontata in un verziere scandito da un grande porticato con castelli, alberi, fiori, frutti e uccelli, mi ha suggerito di poter raccontare quella stessa storia con mezzi tessili, sostituendo alle figure umane gli uccelli.
Ho selezionato i versi (il romanzo è composto da 948 versi e ci sarebbe voluta più di una vita per illustrarli tutti) che ritenevo adatti per essere rappresentati all’interno di pannelli lunghi e stretti, cioè della misura consentita dal telaio. L’inevitabile taglio delle immagini che ne è derivato è risultato efficace perché lascia alla fantasia la possibilità di completare le forme, rendendo la composizione più coinvolgente e interessante.
Ho usato filati che evocassero un mondo quasi irreale, infatti tutte le immagini sono piatte, un po’ come nella pittura orientale, giapponese in particolare.
Ho tessuto con la tecnica che gli storici dell’arte chiamano broccato di seta, oro, argento e trame policrome, e che gli artigiani chiamano spolinato, quando ad essere utilizzati sono filati di cotone e lana.
La definizione spolinato deriva dall’uso alternato di una spola che forma (normalmente a tela) il tessuto vero e proprio e di tante piccole spole (spolini), una per ogni differente filato con le caratteristiche di grossezza, lucentezza e colore adatte per far risaltare al meglio la figurazione prevista. È questa la tecnica tessile più vicina al ricamo, che richiede lunghi tempi di lavorazione, ma permette di abbellire la superficie di molti colori ed è stata ricercata e apprezzata nei secoli dalle più facoltose classi sociali.