Denise Bonapace,
DESIGNER
April, 22nd 2022
ENG
Denise Bonapace is a designer who investigates the relationship between body and dress. To her fashion is a project language applied to the body and to the person. Her production is characterized by a design that sees the garment as an object, and the object as a garment. The body becomes a support for the communication of clothes, and the garment is a relational prosthesis that becomes part of the body.
She graduated in Industrial Design at the Politecnico di Milano. She is a consultant for a variety of fashion and furniture companies and has developed personal experimental projects in parallel. Since 2006 she has been teaching knitwear design at Politecnico di Milano, NABA and the Fashion Institute of Technology.
Her projects have been shown in events and exhibitions produced by various international institutions, including Triennale of Milan, Castello Sforzesco of Milan, Rocca Paolina of Perugia, Miaao of Turin, Today Art Museum of Beijing, Duolun Museum of Modern Art of Shanghai, Alhòndiga of Bilbao, Instituto Italiano de Cultura of Madrid, National Taiwan Craft Research and Development Institute of Nantou, Santralistanbul of Istanbul, Beijing Industrial Design Center, Academy of Art University of San Francisco, The Power Station Of Art Shanghai, Centro Cultural La Moneda of Santiago del Cile, The Waterfront Lookout Cape Town, Gwangju Design Biennale in South Korea.
ITA
Denise Bonapace è una progettista che indaga il rapporto tra corpo e abito: la moda, per lei, è linguaggio del progetto applicato al corpo, e alla persona. I presupposti progettuali che caratterizzano la sua produzione vedono l’abito come oggetto, e l’oggetto come abito, che parla al mondo. Il corpo diventa supporto per la comunicazione degli abiti, e l’abito è una protesi relazionale che diventa protesi del corpo. Si è laureata in Disegno Industriale presso il Politecnico di Milano. E' consulente presso aziende che si occupano di moda e arredamento, e ha parallelamente sviluppato progetti sperimentali personali. Dal 2006 è docente di progettazione della maglieria presso Politecnico di Milano, NABA e Fashion Institute of Technology.
I suoi progetti sono stati esposti in eventi ed esposizioni prodotte da diverse istituzioni internazionali, tra le quali Triennale di Milano, Castello Sforzesco di Milano, Rocca Paolina di Perugia, Miaao di Torino, Today Art Museum di Pechino, Duolun Museum of Modern Art di Shanghai, Alhòndiga di Bilbao, Instituto Italiano de Cultura di Madrid, National Taiwan Craft Research and Developement Institute di Nantou, Santralistanbul di Istanbul, Beijing Industrial Design Center, Academy of Art University di San Francisco, The Power Station Of Art Shanghai, Centro Cultural La Moneda di Santiago del Cile, The Waterfront Lookout Cape Town, Gwangju Design Biennale in South Korea.
ENG
LZ: We really liked this statement in your documentary "Vestimenta, abiti abitati": "The designer does not only deal with clothes, but also with people who inhabit clothes". In your work, what kind of relationship is established between clothes and people?
DB: When you design a dress, you always design a relationship, even if the designer is not aware of it! The relationship between "dress" and "inhabitant" leads to communication, identity, attitude, behavior, state of mind. If designers were more aware of this, the world would be freer: everyone would be searching for the right combination to represent themselves in/to the world.
IT
LZ: Ci è piaciuta molto questa affermazione presente nel tuo documentario “Vestimenta, abiti abitati”: “Il designer quindi non si occupa solo di abiti, ma di persone che abitano gli abiti”. Nel tuo lavoro che tipo di relazione si instaura tra abiti e persone?
DB: Quando si progetta un abito, si progetta sempre una relazione, anche se il designer non ne è consapevole! Dal rapporto di relazione tra “abito” e “abitante” nascono comunicazione, identità, attitudine, comportamento, stato d’animo. Se i designer ne fossero più consapevoli, il mondo sarebbe più libero: ognuno a cercare la giusta combinazione per rappresentarsi nel/al mondo.
ENG
LZ: In your projects there is a concept of modularity through which the garments are transformed and adapted to different bodies and situations. What are the motivations behind this design choice?
DB: Yes, modularity and transformability allow the "inhabitants" of the garment to personalize the choice of clothing, to speak about themselves, transforming themselves from a mere support, to the main protagonist of their choices and their life, free to tell their interpretation of daily events. In addition, it is a sustainable "fashion project", because a single garment contains multiple possibilities of use and wearability. But it also speaks of inclusiveness: the module can dress different body shapes well, going beyond sizes.
IT
LZ: Nei tuoi progetti ricorre un concetto di modularità attraverso cui i capi si trasformano e si adattano a diversi corpi e situazioni. Quali sono le motivazioni di questa scelta progettuale?
DB: Si, la modularità e la trasformabilità concedono all’”abitante” dell’abito di personalizzare la scelta vestitiva, di parlare di sé, trasformandosi da mero supporto, a protagonista principale delle sue scelte e della sua vita, libero di raccontare la sua interpretazione degli accadimenti quotidiani.
In più, è un “progetto-moda” sostenibile, perché un solo capo contiene più possibilità di utilizzo ed indossabilità. Ma parla anche di inclusività: il modulo può vestire bene diverse forme-corpo, oltrepassando le taglie.
ENG
LZ: You have been active in this field for years; do you notice any differences from then to now in terms of gender policies and opportunities offered to women? What do you think are the aspects that facilitate or hinder them in their careers?
DB: Unfortunately, there are still limits to women's opportunities, but it's a historical moment of great change, and recently in the Western world (alas, not everywhere yet!), we do have more possibilities. Aware, informed, careful, we are able, and have the means, to enhance a method, a female approach to the world, which is different from the patriarchal/masculine/white one, thanks also to the enormous work done by the generations of women who have preceded us. In these years of work, interacting with generations of women both older and younger than me, I've definitely noticed a growing awareness and action towards complicity and sisterhood, and I'm really very happy and proud of that!
IT
LZ: Sei attiva in questo settore da anni; noti delle differenze da allora ad oggi per quanto riguarda le politiche di genere e le opportunità offerte alle donne? Quali sono secondo te gli aspetti che le agevolano o ostacolano nel corso della loro carriera?
DB: I limiti delle opportunità alle donne purtroppo ci sono ancora, ma è un momento storico di grande cambiamento, e recentissimamente nel mondo occidentale (ahimè non ancora ovunque !), abbiamo una possibilità in più: consapevoli, informate, attente siamo in grado, ed abbiamo i mezzi, per valorizzare un metodo, un approccio femminile al mondo, diverso da quello patriarcale/maschilista/bianco, grazie anche all’enorme lavoro fatto dalle generazioni di donne che ci hanno preceduto. In questi anni di lavoro, frequentando generazioni di donne sia più grandi che più giovani di me, ho notato sicuramente una sempre più crescente coscienza e azione verso complicità e sorellanza, e di questo ne sono davvero molto felice e orgogliosa!