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DANIELA DE LORENZO, ARTIST

May 19th 2020

ENG

Daniela De Lorenzo is an Italian artist who lives and works in Florence. Author of a research bordering on sculpture, she freely moves among different languages and disciplines, such as photography, sculpture and installations, videos and performances, creating in her works interactions and overlappings. Her research, focused on the body (subject and object of her analysis), since the beginning in the ‘80s places itself in the perspective of interpreting the heritage of sculpture. 


ITA

Daniela De Lorenzo è un artista italiana che vive e lavora a Firenze. Artefice di una ricerca liminale, prossima alla scultura, si muove liberamente tra linguaggi e discipline diverse quali fotografia, pratiche scultoree e installative, video e performance, creando nei suoi lavori continue tangenze e sovrapposizioni. Interpretare l’eredità della scultura è la prospettiva in cui si colloca, fin dagli esordi negli anni '80, la sua ricerca centrata sul corpo, soggetto e oggetto dell’indagine praticata dall’artista.

www.danieladelorenzo.net

 

ENG

LZ: What are the fundamental themes around which your artistic path unfolds, yesterday and today?
What are you working on in this period of great change that we are experiencing?

DDL: An investigation in the field of sculpture that immediately transgresses its traditional connotations by seeking a reduction and balance that is often precarious. Thus, questioning the specific sculptural nature even in the use of obsolete materials.
A sculpture that resembles drawing, like an idea just outlined... I recognized myself and I recognize myself in temporariness while believing in form, susceptible as it is to be read in various ways, almost as if to delineate 'psychological places' through a contemplative and distracted gaze at the same time.
For many years the centre of my research has been the body, investigated in its sensitive aspect, so it is not always close to a figure. The perception of self and the other and the mystery that accompanies it lead me towards a search for the invisible... like drawing trajectories of ocular movement, the trace of the gaze with which we investigate another face...

In this difficult and disturbing period I have worked a lot in different directions...I have made drawings observing others, as I could have observed myself, and I have tried to make visible the fear that crosses each of us and how it has intervened in our movements and postures.


IT

LZ: Quali sono i temi fondamentali attorno cui si snoda il tuo percorso artistico, ieri e oggi?
A cosa stai lavorando in questo periodo di grande cambiamento che stiamo vivendo?

DDL: Un’indagine nell’ambito della scultura che trasgredisce da subito i propri connotati tradizionali cercando una riduzione ed equilibri molto spesso precari.  Mettendo così in questione lo specifico scultoreo fin nell’utilizzo di materiali desueti.
Una scultura che somiglia al disegno, come un’idea appena accennata… mi riconoscevo e mi riconosco nella provvisorietà pur credendo nella forma, suscettibile com’è di essere letta in vari modi, quasi a delineare dei ‘luoghi psicologici’ attraverso uno sguardo riflessivo e distratto insieme.
Da molti anni il centro di indagine delle mie ricerche è il corpo, indagato nel suo aspetto sensibile per questo non sempre vicino ad una figurazione. La percezione di sé e dell’altro e il mistero che l’accompagna mi portano verso una ricerca dell’invisibile… come disegnare traiettorie del movimento oculare, la traccia dello sguardo con cui indaghiamo un altro volto…

In questo periodo difficile e inquietante ho lavorato molto in diverse direzioni…ho realizzato dei disegni osservando gli altri, come avrei potuto osservare me stessa, e ho cercato di rendere visibile la paura che attraversa ognuno di noi e come sia intervenuta nei nostri movimenti e nelle nostre posture

Eventi (detail, 1 of 4 panels), 1990. In Il museo immaginato exhibition, Centro Pecci, Prato, 2018.

Eventi (detail, 1 of 4 panels), 1990. In Il museo immaginato exhibition, Centro Pecci, Prato, 2018.

 
Twise, painting paper, 33 x 30 x 9 cm, 2018.

Twise, painting paper, 33 x 30 x 9 cm, 2018.

 
Pat (detail), pressure on cotton paper, 35 x 50 cm, 2020.

Pat (detail), pressure on cotton paper, 35 x 50 cm, 2020.

 
L’identico e il differente, 2003. In The lasting exhibition, GAM, Rome, 2016. 

L’identico e il differente, 2003. In The lasting exhibition, GAM, Rome, 2016.

ENG

LZ: Felt is a recurring material in your sculpture: a "non-woven" fabric resulting from the compression of fibers instead of the interweaving of weft and warp. What attracts you to this textile material and what value does it have in your work?

DDL: I have chosen felt as my 'material of choice' since the early 90s and since then I have experimented with different techniques...it is wool but it is not a fabric, it is simply pressed and represents something very archaic. Man has used it for a very long time as protection from the cold, but also for its ability to deaden noise. It is no coincidence that the tombs of the Scythian kings were covered with felt.
But perhaps the most interesting feature for me is represented by its ability to preserve 'the memory' of a gesture, an instant blocked like a frame, without any story, if not postponed to a different time. Or a daring posture impressed, giving volume and plasticity to the material that plays with gravity. Moreover, by its nature it 'falls' and this is what I was looking for for a sculpture that must be suspended in the condition between being and not, as between full and empty invisible forces make the emergency evident...


IT

LZ: Il feltro è un materiale ricorrente nella tua scultura: un tessuto "non tessuto" risultato di una compressione di fibre anziché dell'intreccio di trama e ordito. Cosa ti attrae di questo materiale tessile e che valenza assume nel tuo lavoro?

DDL: Ho scelto il feltro come ‘materiale d’elezione’ dai primi anni ’90 e da allora ne ho sperimentato diverse tecniche di utilizzo...si tratta di lana ma non è un tessuto, è semplicemente pressata e rappresenta qualcosa di molto arcaico. L’uomo l’ha utilizzato da moltissimo tempo come protezione dal freddo, ma anche per la sua capacità di attutire i rumori, non è un caso che le tombe dei re sciiti fossero rivestite di feltro.
Ma forse la caratteristica per me più interessante è rappresentata dalla sua capacità di preservare ‘la memoria’ di un gesto, un istante bloccato come un fotogramma, senza nessun racconto, se non rimandato ad un tempo diverso. O di una postura azzardata impressa, dando volume e plasticità al materiale che gioca con la gravità.
Inoltre per sua natura ‘cade’ ed era ciò che cercavo per una scultura che deve stare in sospeso nella condizione tra essere e non, come tra pieno e vuoto, forze invisibili rendono evidenti l’emergenza…

 

ENG

LZ: Embroidery is another textile technique you have used, both in the past and again in recent years. Can you tell us how the series of embroidered works on canvas exhibited in 2018 at the Museo del Novecento in Florence was born?

DDL: I used embroidery for the first time when I was working on the exhibition Una scena emergente in 1990 at the Pecci Museum in Prato. The whole installation was focused on the function of the 'line' and its formative process. My intention was and is to 'fix' something on the canvas by highlighting a visual and an emotional aspect. The drawing came from the study of Byzantine architectural plants, but these interweaves, with the shared title Lègami, still belong to us even if deprived of their original meaning.
I then resumed this technique many years later, but with a very different value. After investigating the body and highlighting its ’absence’, I was now searching through the anatomy for the invisibility of its interior. Mapping of veins, deputed to bring the blood back to the hearth or traces of facial mimicry nerves that allow us expressions and emotional states. Nervous filaments that point out our sensitivity…


IT

LZ: Un'altra tecnica tessile da te utilizzata, sia in passato che di nuovo in anni recenti, è il ricamo. Ci racconti com'è nata la serie di opere ricamate su tela esposte nel 2018 al Museo del Novecento di Firenze?

DDL: Ho usato il ricamo per la prima volta quando lavoravo per la preparazione della mostra Una scena emergente nel 1990 al Museo Pecci di Prato.  Tutta l’installazione era incentrata sulla funzione della ‘linea’ e del suo processo formativo. La mia intenzione era ed è quella di ‘fissare’ qualcosa sulla tela mettendo in risalto un aspetto visivo ed uno affettivo.  Il disegno proveniva dallo studio di piante architettoniche bizantine, ma questi intrecci, dal titolo condiviso Lègami, ancora ci appartengono anche se privati del loro significato originario. Ho poi ripreso questa tecnica molti anni dopo, ma con una valenza molto diversa. Dopo aver indagato il corpo mettendo in evidenza la sua ‘assenza’, ora cercavo attraverso l’anatomia l’invisibilità del suo interno. Mappature di vene, deputate a riportare il sangue verso il cuore o tracce di nervi mimici facciali che ci permettono le espressioni e gli stati emotivi. Filamenti nervosi che mettono in evidenza la nostra sensibilità…

Come se, embroidery on canvas, 60 x 60 cm, 2018.

Come se, embroidery on canvas, 60 x 60 cm, 2018.

 
Hai visto mai (detail), inlay on mdf, 70 x 130 cm, 2019.

Hai visto mai (detail), inlay on mdf, 70 x 130 cm, 2019.