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Stefano Sassolini, entrepreneur

May 29th 2020

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Since 1842 the Busatti family has been weaving in the cellars of the Palazzo Morgalanti in Anghiari, Tuscany, focusing its production on textile home decor and linen. Busatti is synonym of quality and tradition, but also of innovation because of a constant search of new designs, colors and models. 


ITA

Dal 1842 la famiglia Busatti tesse nelle cantine di palazzo Morgalanti ad Anghiari, in Toscana, specializzandosi nella produzione di tessili per l’arredamento e la biancheria. Busatti è sinonimo di qualità e tradizione, ma anche innovazione grazie alla ricerca costante di nuovi design, colori e forme. 

www.busatti.com

 

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LZ: What are your first memories of the textile world? When and how did you become part of it?

SS: It's hard to say when my memories of the textile world date back to. I was born inside the family business and every morning at 7.30 a.m. the noise of the fifteen Galileo shuttles woke me up from my dreams and reminded me of having to go to school. The most indelible memories are unquestionably the summers when my father sent me to work in the factory as punishment for getting bad grades in high school! The first summer was painful but then, summer after summer, I began to become fond of those noisy and dusty mechanical animals. Today I confess that when I happen to be away for a long trip I sometimes miss their sound in my ears.


IT

LZ: Quali sono i tuoi primi ricordi relativi al mondo tessile, quando e come sei entrato a farne parte?

SS: Difficile dire a quando risalgono i miei ricordi relativi al mondo tessile. Sono nato sopra l’azienda di famiglia e ogni giorno alle 7.30 il rumore dei quindici Galileo a navetta mi svegliava dal mondo dei sogni e mi ricordava di dover andare a scuola. Di certo il ricordo più indelebile sono le estati in cui mio babbo mi mandava a lavorare in fabbrica come punizione per le materie che regolarmente ogni anno di liceo mi portavo a settembre! La prima estate fu sofferta ma poi, estate dopo estate, cominciai ad affezionarmi a quegli animali meccanici rumorosi e polverosi . Oggi confesso che quando capita di stare via per un lungo viaggio a volte mi manca il loro ritmo nelle orecchie.

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LZ: How do you work on innovation in a historic family business? What are your experiences and approach?

SS: Innovation passes through research and contamination with experiences even far away from the world of textiles. When I speak of research, I don’t only mean technological research that speeds up and structures procedures that were incredibly lengthy in 19th century companies, I also speak of the constant search for new fibres, dyes, textile weaves that give a perceptible added value to the product. In weaving, it's easy to rely on consolidated schemes that make the work easier, every innovation comes with an infinity of big and little problems that make you say "why did we decide to do this”. It is necessary to be determined and oriented towards constant change.

An example of the above is Mario, a blanket made from a layer of cotton, one of wool and one of algae fiber with antioxidant properties. The blanket is an example of how contamination (in this case from my biologist girlfriend) has led me to unconventional fibers while researching how to develop a weaving technique that allows the product to look quilted while instead it is woven in one piece. You can't imagine how many problems the development of such an apparently simple product has created for me.


IT

LZ: Come si lavora sull’innovazione in un’azienda di famiglia storica? Quali sono le tue esperienze e il tuo approccio?

SS: L’innovazione passa dalla ricerca e dalla contaminazione con esperienze anche molto distanti  dal mondo del tessile. Quando parlo di ricerca oltre a quella tecnologica che velocizza e schematizza un lavoro che Dio solo sa come facessero nelle aziende dell’Ottocento parlo anche della costante ricerca di nuove fibre, tinture, armature tessili  che diano un valore aggiunto percepibile al prodotto. In tessitura è facile adagiarsi su schemi consolidati che rendono il lavoro più semplice, ogni innovazione si porta dietro anche una infinità di problemi e problemucci che ti fanno dire “ma chi me lo ha fatto fare. “ E’ necessario essere determinati e orientati al cambiamento costante .

Un esempio di quanto scritto sopra è Mario, una coperta fatta da uno strato di cotone, uno di lana e uno di fibra di alga con proprietà antiossidanti. La coperta è un esempio di come la contaminazione (in questo caso la mia ragazza biologa) mi abbia portato a fibre non convenzionali mentre la ricerca a sviluppare una tecnica di tessitura che permette al prodotto di sembrare trapuntato mentre invece è tessuto in un solo pezzo. Non immaginate quanti problemi mi ha creato lo sviluppo di un prodotto all’apparenza così semplice.

 

ENG

LZ: What prospects do you see for young Italians in the textile sector and what are the most promising paths for them?

SS: Unfortunately the world of textiles in Italy is in constant contraction. In recent years many companies in the sector have closed or had to downsize and as a result job opportunities have been reduced. I believe that the best path is to find a company that believes in our abilities and to throw oneself headlong into the job with great humility because you learn a lot by getting your hands dirty in the factory between looms and yarns before you can sit at a table messing around on Photoshop. This is not meant to be a criticism of technology (because I use it a lot!) but simply a suggestion to try an initiatory path between scissors, rocks and wrenches before pulling up to the well-cleaned desk with a steaming cup of coffee and a Mac that illuminates our busy face. We are figures hovering between the mechanic and the artist and we must cultivate both souls of this work to do it well.


IT

LZ: Che prospettive vedi per i giovani italiani nel settore tessili e quali sono le strade più promettenti da intraprendere per loro?

SS: Purtroppo il mondo del tessile in Italia è in costante contrazione. Negli ultimi anni molte aziende del settore hanno chiuso o si sono dovute ridimensionare e di conseguenza le opportunità  di lavoro si sono ridotte. Credo che il percorso migliore sia trovare un'azienda che crede nelle nostre capacità e buttarsi a capofitto nel lavoro con grande umiltà perché’ molto lo si impara sporcandosi le mani in fabbrica tra telai e filati prima ancora che seduti ad un tavolo pasticciando su Photoshop. La mia non vuole essere una critica alla tecnologia ( anche perché’ la uso moltissimo!) ma semplicemente consiglierei di anteporre un percorso iniziatico tra forbici, rocche e chiavi inglesi  prima di ascendere alla scrivania ben pulita con sopra una tazza di caffè fumante e un Mac che illumina il nostro volto impegnato. Siamo figure in bilico tra il meccanico e l’artista e bisogna coltivare entrambe le anime di questo lavoro per farlo bene.

Installation view, Standard Incomparable, Cample Line, 2020. Photo: Mike Bolam

Installation view, Standard Incomparable, Cample Line, 2020. Photo: Mike Bolam