Clémence Chatel, designer
March 20th 2020
ENG
Clémence Chatel is a French print designer, currently living in Milan. During her graphic design studies at the Lausanne School of Art (ECAL), she experienced many ways to link her passion for illustration with graphic design projects. After her diploma in 2015 which consisted in the design of a collection of headscarves she followed her interest in fashion and started working as a print designer in Florence.
She currently works for the Swiss fashion house BALLY and is the founder of the T-shirt brand Kocto.
ITA
Clémence Chatel è una print designer francese, attualmente vive e lavora a Milano. Durante gli studi di graphic design presso la Lausanne School of Art (ECAL), sperimenta molti modi per far confluire la sua passione per l'illustrazione in progetti di graphic design. Dopo essersi diplomata nel 2015 con una collezione di foulard stampati, segue il suo interesse per la moda, che la porta a Firenze dove inizia a lavorare come designer di stampe.
Attualmente lavora per la casa di moda svizzera BALLY ed è la fondatrice del brand di t-shirt Kocto.
ENG
LZ: What is the main attraction and fascination of textiles for you?
CC: My fascination of textiles began when I started working as a print designer, and my knowledge on industrial fabrics has grown ever since. The truth is that I've never been interested in the study of textile design, but I had to learn the basics in order to expand my experience throughout my work life. Fortunately, I always enjoyed textiles, but had a more "instinctive” approach, without wondering about all the secrets behind their production. I would perceive when a textile had something special, and it caught my attention especially when combined with graphics. When I started working, I was only aware of Inkjet printing. I had to experience a lot of different techniques, and that is what fascinates me about textiles now: to see an artwork rendered differently on different fabrics, using different techniques, placing it in a different scale or position…
it's an unlimited playground where you can achieve beauty if all the elements put together are well chosen (fabric, print, colours, shape of the object, technique, etc…).
LZ: As a graphic designer, what is the most important difference between designing prints for textiles compared to working with the medium of paper?
CC: In my design process paper is not excluded; I used to work with this medium when making hand drawings to transform into print. The main difference, obviously, is the final object and its function: when I was a graphic designer this meant books, and now in fashion the final object is a garment put in motion on a human body. For me it’s more about preference than difference.
As a graphic designer I felt the tight relationship between art and design, function and emotion, constraints and liberty, also working towards a client’s request never allows total liberty of creation. In fashion we also have to adapt to commercial needs, but I feel more in my element when using my imagination for textiles than for paper and creating exciting work while remaining realistic. This comes from my passion for fashion; I believe fashion is an extension of one's nature and instincts. And I decided to express myself through print design.
Everybody has a different way to express their creativity achieving alternative results, so choosing a medium is just finding a form that fits. What matters most is the attitude. As designers, we should respect what is expected, but we always have to challenge the conventional forms of communication to allow space for innovation.
LZ: How do you see the textile design scene in Italy?
CC: Italian textile design has always been internationally recognised and we can see the legacy of this notoriety throughout Italian production.
One example is a trade fair like Milano Unica, where I used to go visit Italian suppliers every season to discover their new collections. They are usually very creative and innovative, proposing developments to their basics skilled. Italian suppliers also started to be particularly concerned about the environment; we start to see increasingly more collections of eco-friendly textiles.
IT
LZ: Qual'é l'attrazione e il fascino che il mondo dei tessuti ha su di te?
La mia passione per i tessuti è nata quando ho iniziato a lavorare come designer di stampe e da allora le mie conoscenze sui tessuti industriali sono cresciute. La verità è che non sono mai stata interessata allo studio del tessuto, ma ho dovuto imparare le basi per espandere la mia esperienza durante la mia vita lavorativa. Fortunatamente, mi sono sempre piaciuti i tessuti, ma avevo un approccio più "istintivo", senza chiedermi quali fossero i segreti dietro alla loro produzione. Percepivo quando un tessuto aveva qualcosa di speciale e attirava la mia attenzione, soprattutto se combinato con elementi grafici. Quando ho iniziato a lavorare, ero a conoscenza solo della stampa inkjet. Ho dovuto sperimentare molte tecniche diverse, e questo è ciò che mi affascina adesso dei tessuti: vedere dell‘artwork reso in modo diverso su tessuti diversi, usando tecniche diverse, applicandolo in una scala o posizione diversa...
È una palestra illimitata dove puoi ottenere bellezza se tutti gli elementi messi insieme sono scelti bene (tessuto, stampa, colori, forma dell'oggetto, tecnica, ecc ...).
LZ: Come graphic designer, qual è la differenza più importante tra la progettazione di stampe per tessuti e il lavoro con il supporto carta?
CC: Nel mio processo di progettazione la carta non è esclusa; lavoravo con questo supporto quando facevo i disegni a mano per trasformarli in stampa. La differenza principale, ovviamente, è l'oggetto finale e la sua funzione: quando ero una graphic designer questo significava libri, ora nella moda l'oggetto finale è un capo messo in movimento da un corpo umano. Per me si tratta più di preferenze che di differenze. Come graphic designer ho sentito la stretta relazione tra arte e design, funzione ed emozione, vincoli e libertà. Lavorare per la richiesta di un cliente non permette mai una totale libertà creativa; anche nella moda dobbiamo adattarci alle esigenze commerciali. Io mi sento più nel mio elemento quando uso la mia immaginazione per i tessuti piuttosto che per la carta, e quando creo lavori entusiasmanti rimanendo realistica. Questo deriva dalla mia passione per la moda. Credo che la moda sia un'estensione della propria natura e dei propri istinti, e io ho deciso di esprimermi attraverso il design della stampa. Ognuno ha un modo diverso per esprimere la propria creatività ottenendo risultati differenti, quindi scegliere un medium significa sostanzialmente trovare una forma adatta. Ciò che conta di più è l'atteggiamento. Come designer, dovremmo rispettare ciò che il committente si aspetta, ma dobbiamo sempre sfidare le forme convenzionali di comunicazione per lasciare spazio all'innovazione.
LZ: Come vedi il panorama del textile design in Italia?
CC: Il design tessile italiano è sempre stato riconosciuto a livello internazionale e possiamo vedere l'eredità di questa notorietà in tutta la produzione italiana. Un esempio è una fiera come Milano Unica, dove ogni anno andavo a trovare fornitori italiani per scoprire le loro nuove collezioni. Di solito sono molto creativi e innovativi, proponendo abili sviluppi. I fornitori italiani hanno anche iniziato ad essere particolarmente attenti all'ambiente, infatti si vedono sempre più collezioni di tessuti ecologici.