Portrait © Van Der Beijl Michael

Andrea Sebastianelli,
DESIGNER

March, 25th 2022

ENG

Andrea Sebastianelli (Vasto, 1992) lives in Milan, where he works as a product designer. He graduated from ISIA institute in Pescara, and during his Bachelor he took part in an exchange program at the Moholy-Nagy University of Art and Design in Budapest. He concluded his studies with a Master in Ecodesign at the Free University of Bolzano. 

His practice aims at a conscious transformation of materials and the integration of craftsmanship through a systemic approach. Through his projects he does not only focus on the final quality of the product but on the entire production process.

His works have been presented in international galleries and exhibitions including: Biblioteca Umanistica dell'Incoronata, Prato Textile Museum, MAD Brussels, The Strzemiński Academy of Art in Łódź.

He collaborates with Antonio Citterio, Prato Textile Museum, TheNewRaw studio and the historical company Arco.


ITA

Andrea Sebastianelli (Vasto, 1992) vive a Milano dove lavora come product designer. Si laurea presso l’ISIA di Pescara e durante il triennio prende parte all’exchange program presso la Moholy-Nagy University of Art and Design di Budapest. Conclude il percorso di studi con un Master in Ecodesign nella Libera Università di Bolzano. 
La sua pratica mira ad una consapevole trasformazione della materia e al coinvolgimento del lavoro artigianale attraverso un approccio sistemico. Attraverso i suoi progetti non pone solo l’attenzione sulla qualità finale del prodotto ma sull’intero processo produttivo.

 I suoi lavori sono stati presentati in gallerie ed esposizioni internazionali tra cui: Biblioteca Umanistica dell’Incoronata, Museo del Tessuto di Prato, MAD Bruxelles, The Strzemiński Academy of Art in Łódź.

Collabora come progettista con Antonio Citterio, il Museo del Tessuto di Prato, lo studio TheNewRaw e la storica azienda Arco.

www.andreasebastianelli.com

 

ENG

LZ: What are the key themes of your research and practice as a designer? 

AS: I studied design convinced of the fact that there is an undeniable potential in this industry: social change. Like in music, literature and cinema, the design of some objects can bring to an innovation of the values that characterize a specific society. From the moment I embarked on this path, I’ve been concerned with achieving the form necessary to achieve this goal.

Having said that, the research areas I focus on first and foremost are those of sustainabilitỳ, both environmental and ethical. Is there a way to produce less and make it last longer? Is there a way to influence the market to a positive attitude towards consumption?

I like to design not keeping the machines that produce the pieces in mind, but also the people who construct something with their hands, and therefore involving them in a participatory way in the act of creation. I want to respect the material for its intrinsic characteristics and expressive uniqueness. 

Finally, the aspect that interests me and most influences the value system I mentioned earlier, is the fact that the object manages to communicate and therefore to generate change by going beyond the physical limit of the material and evoking symbols and therefore specific meanings.


IT

LZ: Quali sono i temi cardine della tua ricerca e della tua pratica come designer? 

AS: Ho intrapreso gli studi in Design convinto del fatto che nell’industria ci sia un innegabile potenziale: il cambiamento sociale. Come nella musica, nella letteratura e nel cinema, così anche nella progettazione di oggetti, non in tutti, sussiste un’idea di innovazione dei valori che caratterizzano una specifica società. 
Dal momento in cui ho intrapreso questo percorso, mi preoccupo di raggiungere la forma necessaria per l’ottenimento di questo obiettivo.

Detto questo, le aree di ricerca su cui mi concentro sono quelli della sostenibilità̀, innanzitutto ambientale ed etica. C’è un modo per produrre meno e durare di più? C’è un modo per influenzare il mercato ad un atteggiamento positivo nei confronti del consumo?

Inoltre mi preoccupa disegnare pensando non solo alle macchine che realizzano i pezzi, ma anche a coloro che attraverso le loro mani fanno quel qualcosa, e quindi coinvolgerli in modo partecipato nell’atto della creazione. Mi preme rispettare la materia, per le sue caratteristiche intrinseche e unicità espressive. 

Infine, l’aspetto che più mi interessa e che più influenza il sistema dei valori di cui parlavo prima, è il fatto che l’oggetto riesca a comunicare e quindi ad attuare un cambiamento superando il limite fisico della materia ed evocando simboli e quindi significati specifici. 

Print Your City di The New Raw for Coca Cola Greece © Stefanos Tsakiris

 

Second Nature di The New Raw for Blue Cycle © Alina Lefa

 

Piume Vellutate di Andrea Sebastianelli © Stefania Zanetti

 

Piume Vellutate di Andrea Sebastianelli © Stefania Zanetti

ENG

LZ: How did you approach the world of textiles and how did you come to work in this medium? 

AS: I grew up with the women in my family, who have always worked with wool, created patchworks with discarded fabrics and woven linen to pass on the tradition of crocheting, called "Il Chiaccherino" in Abruzzo. These are complex techniques that I never learnt, but that I always greatly appreciated. From these pieces I discovered the pleasure of constructing with my hands, of always inventing something new and rethinking what exists. 

In the field of textiles I find a universe of symbolism and references to which I can cling in order to communicate at my best. In saying this I think of the infinite variety of designs and motifs that every civilization has developed to communicate with the divine. I think of the role that dyes played in medieval society by defining social classes. Finally, I am thinking to the Quipu knots that were used to make mathematical calculations, or the Jaquard loom, the first example of a calculator in human history. It's a very old artifact that never stops reinventing itself and inspiring me. It has always been the glue between the present and the past, weaving the relationships between different peoples and cultures, and for me it represents a fundamental medium to investigate. 

 In 2019 the Textile Museum of Prato, together with 5 other European museums, gave me the opportunity to develop a new product starting from the materials preserved in their historical archives, fragments of textiles and various artefacts mostly not accessible to the public. The idea was to find a relationship between these fragments, but above all to give people the possibility to use this heritage in a different way, outside the white box of museums. First of all, I focused on the velvet material. This allowed me to catalogue all the artefacts and to see how the motifs, i.e. the patterns that characterise each fragment, evolve with the passage of historical periods, encounters with new civilisations and the development of technology. The three blankets of the Piume Vellutate collection act as a framework for reassembling all the artefacts that bear witness to the development of velvet, from 1440 to the present day. It is a historical patchwork. In conclusion, these blankets give everyone the opportunity to come into contact with these fragments outside the museum and to become a participating witness to history.


IT

LZ: Come ti sei avvicinato al mondo tessile e come ti sei trovato a lavorare con questo medium?

AS: Sono cresciuto con le donne della mia famiglia che hanno sempre lavorato la lana, creato patchwork con i tessuti di scarto e intrecciato il lino per tramandare la tradizione dell’uncinetto chiamato in Abruzzo “Il Chiaccherino”. Sono tecniche più o meno complesse che non ho mai imparato, ma ho sempre apprezzato moltissimo. Da questi lavori ho scoperto il piacere del fare con le mani, di inventare sempre qualcosa di nuovo e di ripensare l’esistente. 

Nel campo del tessile ritrovo un universo di simbologie e di rimandi a cui potermi aggrappare per comunicare al meglio. Dicendo questo penso all’infinita varietà di disegni e di motivi che ogni civiltà ha sviluppato per comunicare con il divino. Penso al ruolo che le tinture hanno svolto nella società medievale definendo i ceti sociali. In ultimo penso ai nodi Quipu che servivano per fare calcoli matematici, oppure al telaio Jaquard, primo esempio di calcolatore nella storia dell’uomo. È un manufatto antichissimo che non smette mai di reinventarsi e di inspirarmi. È sempre stato il collante tra il presente ed il passato tessendo le relazioni tra i diversi popoli e le varie culture e per me rappresenta un medium fondamentale da investigare. 

Nel 2019 il Museo del Tessuto di Prato, insieme ad altri 5 musei europei, mi ha dato la possibilitàdi sviluppare un nuovo prodotto partendo dai materiali conservati negli archivi storici, frammenti di tessuto e vari artefatti per lo più non accessibili al pubblico. L’idea era quella di trovare una relazione tra questi frammenti, ma soprattutto dare la possibilità alle persone di usufruire diversamente di questa eredità, al di fuori della scatola bianca dei Musei. Innanzitutto, mi sono concentrato sul materiale velluto. Questo mi ha permesso di catalogare tutti i reperti e di constatare come i motivi, cioè i pattern che caratterizzano ogni frammento, si evolvono con il trascorrere delle epoche storiche, degli incontri con nuove civiltà e con lo sviluppo della tecnica. Le tre coperte della collezione Piume Vellutate funzionano da cornice per ricomporre tutti i reperti testimoni dello sviluppo del velluto, dal 1440 ai giorni nostri. È un patchwork storico. In conclusione, queste coperte danno la possibilità a chiunque di entrare in contatto con questi frammenti al di fuori del museo e di diventare testimoni partecipi della storia. 

 

ENG

LZ: Campo Libero project (2018) focuses on hemp production in Trentino-Alto Adige, rethinking the supply chain in an inclusive and transversal way. What were the objectives of the project? 

AS: Campo Libero is my master thesis project in Ecodesign, started in 2016 by Stefania Zanetti and me at the Free University of Bolzano. The project aims to reintroduce the hemp fiber supply chain in Trentino-Alto Adige, as a local resource capable of replacing the use of plastic in the textile world. Until 1940, Italy was one of Europe's largest producers of hemp fabric, but with the advent of synthetic materials and the demonization of this crop, hemp saw a sudden decline until it almost disappeared. In recent years hemp has been rediscovered and valorized, especially for its food, building and pharmaceutical properties, but not yet for its textile use. The aim is to demonstrate the economic, ecological and aesthetic potential of this material, which is still abandoned or burnt in the fields. Starting from these assumptions, together with specialized companies, we adapted an old husker to transform hemp stalks into raw fiber, and with this we created a collection of objects representing the Genius Loci of the area from which we started. In fact, the project involved the farmers of Brunico, dozens of artisans involved in yarn, felt and dyeing between Bolzano and the Bressanone Museum. The final production tried to capture the essence and knowledge of these places, and at the end we involved a non-profit organization that gave people with disabilities the opportunity to work and experiment with this material. In conclusion, the project is not only about hemp and its tradition, but it is about creating new synergies within the community. For the future we would like to propose the same project in another region, connecting hemp to new techniques or new applications, for example in Fabriano with its paper mills.

 


IT

LZ: Il progetto Campo Libero (2018) si focalizza sulla produzione della canapa in Trentino-Alto Adige, ripensando la filiera in modo inclusivo e trasversale. Quali erano gli obiettivi del progetto? 

AS: Campo Libero è il progetto di tesi magistrale in Ecodesign iniziato nel 2016 da me e Stefania Zanetti presso l’Univeristà di Bolzano. Il progetto ha l’obiettivo di reintrodurre la filiera della fibra di canapa in Trentino-Alto Adige, come risorsa locale capace di sostituire l’uso della plastica nel mondo tessile. Fino al 1940 infatti, l’Italia era una delle più grandi produttrici Europee di tessuto in canapa ma con l’avvento dei materiali sintetici e la demonizzazione di questa coltura, la canapa ha visto un repentino declino fino alla sua quasi scomparsa. Negli ultimi anni questa è stata riscoperta e valorizzata, specialmente per le sue proprietà alimentari, nell’uso edile e farmaceutico, ma non ancora nel suo uso tessile. L’obbiettivo è proprio dimostrare le potenzialità economiche, ecologiche ed estetiche che questo materiale può ancora darci, e che invece viene abbandonato o bruciato nei campi. Partendo da questi presupposti, insieme ad aziende specializzate, abbiamo riadattato un vecchio decorticatore per trasformare gli steli di canapa in fibra grezza, e con questa abbiamo creato una collezione di oggetti che rappresentassero il Genius Loci dell’area da cui siamo partiti. Infatti nel progetto abbiamo coinvolto gli agricoltori di Brunico, decine di artigiani impegnati nel filato, nel feltro e nella tintura tra Bolzano e il Museo di Bressanone. La produzione finale ha tentato di cogliere l’essenza e la conoscenza di questi luoghi, e ha visto infine il coinvolgimento di un’organizzazione no profit che ha dato modo alle persone con disabilità di lavorare e sperimentare questa materia. In conclusione, il progetto non riguarda solo la canapa e la sua tradizione, ma è la creazione di sinergie nuove all’interno della comunità. Per il futuro ci piacerebbe riproporre lo stesso progetto in un’altra regione, connettendo la canapa a nuove tecniche o a nuove applicazioni, ad esempio a Fabriano con le sue cartiere. 

Campo Libero di Andrea Sebastianelli e Stefania Zanetti © Castellan Curzio

 

Campo Libero di Andrea Sebastianelli e Stefania Zanetti © Castellan Curzio